Ciao.
Sono Io.
Inacidisco Troppo,
Lo So.
È che Volteggiare Mi Crea Rimorso.
Nella parte dei Miei Difettosi Pregi,
Dove Mi Sciancano a Morte,
Ti Insulterei una Vita Intera.
Fra Cromosomi e Stati d’Ansia.
E nella Fauna dei Bulbi tuoi,
Non ti Svaluto Mai come si Deve.
L’Hai Resa Madida in Me.
Poi Depistami.
Smagnetizzami Ancora un po’.
E da Vetro Mi Restituisco.
Come di Labbra e di Morsi.
Invecchiare Non Comporta Somiglianza.
Ma Mangio Immenso.
Oggi Non Mi Piaci Summer-Blues.
Ho Muschio sul chi Vive.
E la Strega nelle Orbite.
Spesso ti Guardo nel tuo Stare Bene a Zero.
Stomachevole Mentre Mi Pensi.
Non Accolgo Mainstream.
Fossero Fosse,
Le Potrei Stimare a Prescindere.
Ti Abbatto così Facilmente.
In Fondo Non Sei che Suola da Karma.
E Reagire.
E Odiarsi per Non Odiarvi Abbastanza.
O Forse Vivere nello Scomfort.
E come Flebata in Me.
Non C’è Mai Vaniglia.
Seppure Meglio Audioleso che la radio,
Non mi Riesce da Gorilla.
Sembra il Cane in un Imbuto,
Mentre i tuoi Ragni Non Tessono un Muscolo.
Tutto è Immancabile d’Altronde.
Mi Sopralluogo un po’.
E Sei la Canzone Più Bella che Ho Scritto Mai.
Mi Svesto Embrionale.
Ma Non Venire in Giù,
In Questo Sporco Mondo Orco.
Mai Fragile e Prezioso come negli Istanti.
E Quanto Prima dell’Appena Dopo?
Mai che tu Fossi Disegnato Dentro.
Non Credo nell’Importanza delle Cose.
Perché Oggi ti Vedo con il Balsamo negli Occhi.